Giocare sull’errore traducendo in italiano la saga del Prince de Motordu di Pef
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1974-4382/18099Parole chiave:
Pef, Motordu, giochi di parole, paronomasia, errori linguistici, vincoli visivi, traduzione italianaAbstract
Questo articolo analizza un caso di studio che coniuga la problematica dell’errore e quella della creatività tanto nell’originale che nel passaggio alla traduzione, affrontando alcuni esempi tratti dagli albi illustrati per bambini della saga del Prince de Motordu di Pef (inaugurata nel 1980), non ancora pubblicati in italiano, ma da anni oggetto di laboratori di traduzione e di tesi di laurea magistrale sotto la mia supervisione all’Università di Bologna. Gli originali presentano la caratteristica di giocare con le parole per tratteggiare un bizzarro difetto di linguaggio del protagonista, che le deforma e contorce (da cui l’antroponimo “Motordu”, ovvero “mot tordu”, da “tordre les mots”), producendo errori che divertono il lettore e che mostrano una regolarità di costruzione (quasi sempre basata sulla paronomasia) e di intenti (rappresentare, sdrammatizzandoli, i disturbi del linguaggio frequenti nei bambini e proporre un metodo ludico per affrontarli). I progetti traduttivi sorti intorno a questi albi seguono l’intenzione di ricreare giochi linguistici sull’errore, attivando strategie che a loro volta rischiano di apparire come errori di traduzione e non come scelte divergenti, ma motivate e necessarie, nonché condizionate dall’ulteriore vincolo delle immagini presenti negli albi. Queste esperienze permettono di affermare che la versione italiana ha una resa e un effetto globalmente soddisfacenti rispetto all’impiego del gioco di parole, fonetico o semantico, di cui cerca di condividere le regole con un certo grado di libertà, allentando talvolta, di necessità, la motivazione che tiene unite componente verbale e componente iconica e ricorrendo spesso a procedimenti di invenzione verbale. Per quanto riguarda l’applicazione didattica, la traduzione non sempre riesce a mantenere lo stesso stimolo dell’originale (soprattutto come esercizio di discriminazione fonetica), pur proponendo un materiale adeguato per lavorare su aspetti più generali della lingua in un’ottica di apprendimento o rinforzo delle abilità di letto-scrittura.
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